Storia della Terapia a Seduta Singola

Terapia a Seduta Singola, la storia e la nascita della terapia in psicologia. Con Moshe Talmon, Michael Hoyt e Rosenbaum. La scienza dietro l'idea.
Storia della Terapia a Seduta Singola

La Terapia a Seduta Singola è un NUOVO MODO di condurre la Terapia Psicologica

In Italia è condotta ancora da pochi psicologi che hanno partecipato a corsi di formazione mirati e specifici e che stanno contribuendo ad accrescere le conoscenze relative a questo tipo specifico di terapia. Ha una storia relativamente recente che parte da un evento casuale.

Secondo gli studi effettuati dallo psicologo Moshe Talmon la maggior parte delle persone riescono a risolvere il loro problema con una singola seduta di terapia.

Ma siamo sicuri che per risolvere un problema che mi porto dietro da anni basta una sola seduta?

Risolvere un problema è possibile
E’ possibile risolvere il mio problema impegnandomi al massimo in una singola seduta?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un passo indietro e raccontare cosa è successo prima che Moshe Talmon studiasse la durata delle terapie psicologiche.

Dobbiamo andare indietro nel tempo fino al 1986, quando Talmon, uno studente israeliano con formazione psicoanalitica, si era trasferito in California per lavorare con Norman Weinstein, direttore del Kaiser Permanente. Appena arrivato Talmon si era reso conto che le sue conoscenze in ambito psicologico non erano sufficienti per far fronte ai bisogni delle persone che si rivolgevano al Kaiser Permanente. Tante delle persone avevano problemi di ansia, di umore e difficoltà relazionali e sociali. Così decise di mettersi all’opera e capire come poteva aiutare la grande quantità di persone che si rivolgevano alla struttura. Il primo passo che fece fu controllare la durata delle terapie psicologiche che venivano condotte dall’equipe di psicoterapeuti, psichiatri e operatori che lavoravano lì.

Scoprì che la metà dei pazienti faceva un unico colloquio e si pose alcune domande: Perché un unico colloquio?

Forse i pazienti si erano trovati male?

Non si sentivano a loro agio?

Non erano riusciti a entrare in sintonia con il terapeuta?

Talmon così decise di approfondire le ricerche ed estenderle anche ad altre strutture private e pubbliche che si occupavano di psicoterapia individuale e di famiglia. Verificò che il Centro presso cui lavorava non era l’unico ad avere così tanti pazienti che si fermavano dopo un solo colloquio psicologico, molti altri centri di psicoterapia avevano registrato dati simili.

Ma perché così tante persone si fermavano ad un solo colloquio?

Talmon avviò quello che in psicologia si chiama FOLLOW-UP cioè contattò tutti i pazienti che, in passato, si erano rivolti al Kaiser Permanente e che avevano fatto una singola seduta di terapia psicologica. Dopo averli contattati, insieme ad un collaboratore, gli chiese se e quanto erano soddisfatti della singola seduta svolta e se avessero risolto il problema che intendevano risolvere.

Con sua grande sorpresa, dall’indagine effettuata ne derivò che il 78% delle persone gli disse che si sentiva molto meglio e che era soddisfatta dell’unica seduta svolta. Queste persone avevano risolto le loro problematiche di ansia, umore, preoccupazioni o altro in una sola seduta di terapia. Talmon decise quindi di approfondire i dati che aveva ottenuto e iniziò a contattare persone specializzate che lo potessero aiutare a capire meglio il funzionamento della singola seduta e le modalità da usare per poter condurre ancora meglio i colloqui.

Moshe Talmon creò, dopo qualche tempo, un vero e proprio team insieme a Robert Rosenbaum e Michael Hoyt (entrambi psicologi). Insieme iniziarono a dare forma a quella che sarebbe poi diventata la terapia a seduta singola. Piano piano ognuno di loro delineò una via da percorrere e un protocollo da seguire durante tutta la seduta. Sia Talmon che Rosenbaum che Hoyt mantennero il proprio stile di terapia in linea con la propria personalità ma tutti e tre tracciarono delle linee guida comuni. Le linee guida che avevano tracciato sono state poi ridefinite e modificate leggermente per renderle sempre più adeguate al tipo di pazienti e al contesto storico e culturale che andava modificandosi.

Nonostante le modifiche che gli autori hanno fatto nel tempo, l’assunto di base è rimasto unico:

massimizzare l’efficacia di ogni singolo incontro di terapia

massimizzare l'efficacia e l'efficienza di ogni singolo incontro
Dare il 100% in ogni singolo incontro di terapia psicologica

Moshe Talmon nel 1990, dopo aver condotto diverse ricerche, decise di pubblicare insieme ai suoi colleghi il libro Psicoterapia a Seduta Singola. Grazie a questo libro molti psicologi e psicoterapeuti riuscirono a conoscere la terapia a seduta singola applicandola ai contesti più disparati e mettendola in pratica con tutte le tipologie di pazienti ottenendo risultati notevoli.

La Terapia a Seduta Singola è quindi nata con Talmon?

Si, Talmon ha tracciato e registrato il protocollo di intervento della seduta singola ma abbiamo delle prove che persino Sigmund Freud abbia usato un tipo di terapia che può essere accostata alla terapia a seduta singola.

Freud ha usato questo tipo di terapia per questioni di tempo in due particolari occasioni, non sapeva nulla di terapia a seduta singola ma si trovava in una situazione particolare. Durante le sue vacanze sulle Alpi austriache gli si sono presentati, in momenti diversi, due persone che gli hanno chiesto aiuto. Una ragazza di nome Katharina e un compositore di nome Gustav Mahler, entrambi avevano un problema che dovevano risolvere il più presto possibile.

La paziente Katharina aveva problemi di “nervi”, era infelice. Si era già rivolta ad altri medici per risolvere la sua nevrosi ma non aveva trovato sollievo nonostante i farmaci prescritti.

Freud dopo una prima fase di analisi dei sintomi aveva definito il problema: la povera Katharina soffriva di attacchi d’ansia, sentiva la gola restringersi, colpi di martello alla testa e sensazione di morire. Freud così indagò il problema e cercò collegamenti con il passato della ragazza per capire quale fosse stato l’evento scatenante, cioè l’evento che aveva dato avvio a tutta quell’ansia. La ragazza così aveva iniziato a raccontare tutto quello che ricordava e che poteva aver dato inizio a quella sensazione di ansia. Freud alla fine dei racconti aveva visto dato cercato di farle domande che le permettessero di leggere i ricordi sotto un altro punto di vista. Ad un certo punto Freud notò sul volto di lei un cambiamento repentino. Finalmente lei aveva capito che cosa aveva scatenato tutto.

Nei giorni successivi i sintomi cambiarono e la ragazza Katharina aveva finalmente ottenuto una chiave di lettura diversa riguardo a quello che aveva passato e che nel suo immaginario era un evento traumatico.

Ecco 5 cose che ancora non sai sulla Terapia a Seduta Singola

Sharon Puccio
Sharon Puccio

Sono una psicologa formata in terapia breve centrata sulla soluzione e terapia a seduta singola. Ho aperto questo spazio online per scrivere e condividere concetti di psicologia e terapia breve. Psicologitirreno.it è uno spazio che può essere anche tuo e dove spero troverai contenuti interessanti e stimolanti.

Sharon Puccio
Sharon Puccio

Sono una psicologa formata in terapia breve centrata sulla soluzione e terapia a seduta singola. Ho aperto questo spazio online per scrivere e condividere concetti di psicologia e terapia breve.

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